Con grande emozione e un pubblico entusiasta si è svolta l’ultima serata, prima della pausa estiva, del ciclo "A tu per tu con i grandi dello sport", giovedì 27 luglio nel negozio di Bevera di Sirtori.
L’estate di DF Sport Sport Specialist non si ferma qui però ma continua sui sentieri delle manifestazioni sportive - come ricorda Giuseppe Zamboni, responsabile marketing dell’azienda - con la presenza in questi giorni alla 5ª edizione della "Valmalenco UltraDistance Trail", alla 29° edizione del Giir di Mont e alla Magut Race, oltre alle altre iniziative che gli appassionati possono seguire sulla pagina dedicata agli eventi.
"In montagna sono libero" è stato il titolo della serata di ieri e del libro scritto da Thomas Huber per Corbaccio Editore, tradotto da Clara Mazzi che era sul palco insieme allo scalatore tedesco per raccontarne la vita, tra prime ascensioni straordinarie, arrampicate spettacolari ma anche gravi infortuni e malattie.
Thomas Huber ha iniziato giovanissimo ad andare in montagna con suo papà e suo fratello Alexander, con il quale poi è diventato famoso per la cordata Huberbuam: insieme hanno realizzato grandi imprese su El Capitan a Yosemite, prime ascensioni nel Karakorum con la prima salita in libera della via Eternal Flame.
Un legame profondo quello con suo fratello Alexander diventato compagno di scalate e di uno stile vita rock - come Huber ama definirlo. Sempre alla ricerca di nuove pareti da scalare, vie da aprire, record da inseguire ed esplorazioni in territori lontani. "Da bambini quando guardavamo le montagne ci brillavano gli occhi", ricorda Huber.
Negli anni '90 i fratelli Huber hanno trascorso molto tempo a Yosemite dove hanno aperto nuove vie e spostato limiti.
"Siamo diventati famosi per i nostri tentativi di battere il record sulla via The Nose, dalla quale poi è nato il film "Am Limit". Il film ha avuto successo perché abbiamo dimostrato che fallire fa parte della vita, la differenza è tutta nel come si affronta il fallimento."
E infatti i fratelli Huber, dopo diversi tentativi sulla via, sono riusciti nel 2007 a battere il record, stabilito precedentemente da Hans Florine e Yuji Hirayama, portandolo a sole 2 ore 45 minuti e 45 secondi.
Per Thomas, l'arrampicata rappresenta la libertà, un modo per vivere appieno la propria esistenza. Tuttavia, anche l'alpinista tedesco si è trovato a interrogarsi più volte sui limiti di questa passione. Nonostante la bellezza e l'euforia della libertà che l'arrampicata offre, Huber è consapevole del rischio mortale che essa può comportare. Ecco quindi sorgere una domanda: quando si ha una famiglia, fino a che punto ci si deve spingere?
Ed è stata la figlia che, alla partenza di una spedizione, regalandogli una piccola pietra, sulla quale c’era la scritta MUT coraggio, gli ha dato la risposta
Ho capito cosa voleva dirmi: devo avere il coraggio di scendere dalla parete, anche se l’obiettivo non è stato raggiunto.
Huber fa sua anche la saggezza di Ismail, l’amico pakistano che gli ricorda spesso che “se non raggiungi la cima non c’è problema, le montagne sono sempre qui, il vero successo è restare vivi”.
E Thomas lo sa bene: un mese dopo il grave incidente nel 2016, una brutta caduta da un’altezza di 16 metri in una falesia della Baviera, che gli ha causato un trauma cranico e diversi interventi alla schiena, è tornato là dove era caduto ed ha ringraziato di essere ancora in vita.
“Da allora non ho più avuto paura della morte. Ho capito che la vita è un regalo, vi esorto a viverla, seguite le vostre passioni. Siate ribelli nei confronti della società perché ne vale la pena. Vi auguro di piantare la vostra tenda dove ci sono i vostri sogni, mettete tutte le vostre conoscenze per raggiungere i vostri obiettivi e anche se ci sono giornate ventose non rinunciate mai, c’è sempre una ricompensa là in alto.”
Quando non arrampica, Thomas Huber canta nel gruppo rock Plastic Surgery Disaster.
Un vero rocker dell’alpinismo, nonostante sconfitte e cadute, ma questo è il bello della vita!