Con il suo 238° evento, il tour “A tu per tu con i grandi dello sport” è tornato a Brescia, dopo la serata a Bevera di Sirtori con Marcin Tomaszewski, per presentare il ritorno di una grande alpinista, già nostra ospite nel 2017: Tamara Lunger.
L’alpinista altoatesina è salita sul palco del nuovo negozio per raccontare, con il cuore in mano, tutta la sua forza e al contempo la sua fragilità, e la ricerca di un senso ai tragici avvenimenti che l’hanno vista coinvolta nelle spedizioni invernali al Gasherbrum nel 2020 e al K2 nel 2021. (in fondo alla pagina trovi l'intervista di Stefano Gatti a Tamara Lunger che è andata live su Sport Mediaset il 4 aprile).
Nata a Bolzano nel 1986, Tamara vive tra le sue montagne, diventate sin da bambina la sua grande passione. Alpinista, scialpinista ed esploratrice, nel 2010 è stata la donna più giovane a raggiungere la vetta del Lhotse in Himalaya.
Nel 2014 ha scalato il K2 senza ossigeno, seconda donna italiana nella storia dell’alpinismo dopo Nives Meroi.
Nel 2015 la sua prima spedizione invernale con Simone Moro: l’obiettivo prevedeva la vetta del Manaslu e il concatenamento con l’East Pinnacle, pilastro di 7992 metri a fianco dell’8000. Condizioni meteo avverse impedirono di raggiungere l’obiettivo che venne rivisto con l’apertura di una nuova via in stile alpino sulla parete nord dell’Island Peak (6.182 m).
Nel 2016 un’altra spedizione invernale sempre con Moro sul Nanga Parbat che, per Tamara, finisce a soli 70 metri dalla cima. Nel 2018 è la volta della vetta del Pik Pobeda (3003 m), la montagna più alta in Siberia, uno dei luoghi più freddi della terra.
A gennaio 2020, di nuovo con Simone Moro nel tentativo di traversata invernale del Gasherbrum I e II: la caduta nel crepaccio di Simone e il ferimento alla mano di Tamara, con la corda con cui stava assicurando il compagno, ha segnato la fine della spedizione e un ritorno a casa difficile.
“Mi sentivo completamente persa, come caduta in un buco nero, non sapevo più cosa sarebbe stato del mio futuro: dopo tre spedizioni invernali sugli 8000, in due delle quali ho rischiato la vita, mi chiedevo qual era il messaggio che dovevo cogliere da queste situazioni”.
Il periodo del lockdown è stato un periodo di riflessione, di meditazione per Tamara ed è proprio allora che, in quei momenti di introspezione, ha sentito forte il richiamo del K2 per un ritorno in inverno. “Sapevo che volevo salire in cima e che ero in grado di farlo”.
“Quell’immensità e perfezione. Quell’assenza di lati deboli. Ne avevo timore e ne ero irresistibilmente attratta. Lei, la Montagna Grande, il Chogori in lingua balti. Mi sembrava così inarrivabile che divenne subito il mio ideale.” Tratto dal libro “Il richiamo del K2. La dura lezione della montagna”.
Il racconto di Tamara al pubblico bresciano è partito proprio dall’incidente al Gasherbrum che tanto l’aveva provata, fisicamente ed emotivamente, per poi arrivare al sogno della spedizione invernale al K2 nel 2021.
Con una narrazione intensa ed emozionante, Tamara ha raccontato anche la spedizione più importante che sta compiendo in questi mesi, un viaggio interiore, alla ricerca di un senso e un significato ai tragici avvenimenti.
Dopo il Gasherbrum, nel 2021 la dura lezione del K2, montagna che, nelle sue parole, l’ha resa molto fragile e allo stesso tempo molto forte.
La grande dea, una montagna che l’aveva sempre attratta, con il fascino di una verticalità che si era fatta spazio nel suo cuore e nei suoi sogni.
Una spedizione purtroppo però che l’ha messa di fronte alla morte di cinque amici e compagni di scalata: Sergi Mingote, John Snorri, Alì Sadpara, Atanas Skatov e Juan Pablo Mohr.
Con tutti loro ma con JP in particolare, il legame e l’affiatamento che si era creato era davvero forte e speciale: mi sentivo bene con loro, felice, così ha ricordato Tamara.
Dopo aver concordato la fine della sua spedizione con Alex Galvan, alpinista romeno con il quale era arrivata al K2, Tamara si unisce agli altri.
La felicità di far parte della cordata di Sergi Mingote svanisce poco dopo, proprio con l’incidente mortale che ha coinvolto l’alpinista spagnolo che sconvolge tutti, Tamara in primis.
Ed è con Juan Pablo Mohr che, nonostante tutto, Tamara decide di proseguire: c’è sintonia e connessione, il tentativo di vetta sarà insieme. Provarci anche per chi non c’era più ed aveva il loro stesso sogno.
Il 4 febbraio a mezzanotte Juan Pablo Mohr si mette in cammino verso la cima e da allora Tamara non lo vedrà più, così come non rivedrà John Snorri, Alì Sadpara e Atanas Skatov, quest’ultimo ricordato da Tamara come la persona più connessa con l’universo.
“Tutti quanti hanno momenti difficili nella vita – racconta Tamara - non soltanto chi fa alpinismo ma anche nella vita quotidiana: in famiglia, con i figli, al lavoro. Tante sono le difficoltà che ti presenta la vita e che possono essere difficili da superare. Ognuno di noi però ha sempre la possibilità di vedere il bicchiere mezzo pieno.
Dal mio passato avevo già capito che ogni brutta esperienza che vivevo mi portava un insegnamento che non avrei avuto se non avessi vissuto quel momento difficile.”
Oggi Tamara è alla ricerca di un nuovo significato da dare al suo andare in montagna, pensando di fare qualcosa per gli altri, com’era anche nei progetti e nei sogni di Juan Pablo Mohr. A luglio 2021 è tornata in Pakistan con La Sportiva per portare avanti l’iniziativa “Climbing for a Reason”: insegnare ai bambini e alle bambine pakistane ad arrampicare, partendo dalla costruzione di una parete sulla quale fare pratica.
Un modo per ricordare chi non c’è più e trasformare il dolore in speranza e nuova vita.
Intervista Sport Mediaset
Lunedi 4 aprile ore 19 è andata in onda su Sport Mediaset l'intervista girata durante il nostro evento nello store di Brescia.
Qui sotto trovi il video completo di Stefano Gatti che dialoga con Tamara Lunger.