Originario di Erba, Luca ha sempre nutrito una profonda passione per la montagna. Fin da bambino, andava con suo padre in Val Masino, il luogo del suo cuore, dove si dedica con passione all'arrampicata, alla continua ricerca di nuove vie da aprire.
Il 24 novembre 2024, insieme a Paolo Marazzi dei Ragni di Lecco, Luca Schiera ha raggiunto la cima inviolata del Cerro Nora Oeste in Patagonia.
Con loro, nella spedizione promossa e sostenuta dal Club Alpino Italiano, anche Giovanni Ongaro, nelle vesti di fotografo e videomakeer, e Andrea Carretta, alpinista italiano che vive in Patagonia.
Situata nel vasto ghiacciaio del Campo de Hielo Norte, nella remota regione della Patagonia cilena, la conquista del Cerro Nora Oeste rappresenta un nuovo traguardo nell'esplorazione alpinistica.
Com’è nata l’idea di scalare il Cerro Norra Oeste?
È l'epilogo di un lungo percorso di ricerca ed esplorazione avviato nel 2019 sul ghiacciaio del Campo de Hielo Norte, uno tra i più vasti al mondo (è lungo 120 km e largo 40/50 km).
È un territorio affascinante che offre montagne e pareti ancora inesplorate e rappresenta uno degli ultimi luoghi dove la scalata si fonde con la pura esplorazione.
Nelle prime tre spedizioni in questa zona, abbiamo affrontato la sfida di fare alpinismo in territori quasi sconosciuti. Trovare la strada è stato il principale ostacolo da superare.
Nel 2019 ci siamo concentrati sulla scalata di una guglia di roccia al margine del ghiacciaio, un obiettivo che si è rivelato raggiungibile. Dalla cima, osservando dall’alto la zona, ci siamo resi conto dell'ampiezza del territorio e abbiamo deciso di ritornare per ulteriori esplorazioni.
E così abbiamo fatto! Nel 2020, poco prima dell'inizio della pandemia, abbiamo cercato di esplorare una zona completamente sconosciuta, non c’erano informazioni di nessun genere. Purtroppo, le condizioni del ghiacciaio si sono rivelate proibitive e il maltempo ci ha fermati.
È stato durante una breve tregua meteorologica che abbiamo avvistato da lontano l'imponente Cerro Nora Oeste, una maestosa montagna larga 3 chilometri e alta dai 900 ai 1000 metri.
Una parete così grande penso di non averla mai vista!
Quell’immagine è rimasta impressa nella mente di Luca e Paolo, bisognava tornare: così è nata l’idea di organizzare una nuova spedizione nel 2023.
Incredibilmente Cima del Nora Oeste!
Così hanno comunicato la conquista della vetta i due alpinisti che hanno aperto una via lungo lo spigolo ovest, una linea di circa 900 metri, di cui 300 in un canale nevoso e i restanti 600 metri in arrampicata.
Ci racconti com’è andata?
Siamo partiti con l’idea di scalare la parete nord ma non c’erano le condizioni. Nonostante fossimo partiti prima, per trovarci in piena estate, la stagione è iniziata con un mese e mezzo di ritardo … era estate, ma nevicava a bassa quota e le condizioni della parete erano invernali.
Il clima era pazzesco, si alternavano giorni dove potevi stare in maglietta e giorni dove nevicava.
Stavamo quasi per rinunciare quando invece abbiamo visto una possibile linea di scalata lungo lo spigolo ovest: sembrava una possibilità ragionevole, anche se nella parte superiore c’erano enormi funghi di neve, una vista insolita in estate, quando normalmente c’è solo roccia.
Condizioni climatiche strane, un’estate che sembrava inverno confermando così che anche nella selvaggia Patagonia, i cambiamenti climatici sono sempre più evidenti.
Quanto è cambiato negli anni il ghiacciaio del Campo de Hielo Norte dalla tua prima esplorazione nel 2019?
Come volume di ghiaccio non c’è nulla di paragonabile al mondo ma il cambiamento che ha subito è enorme in questi anni. Anche solo a distanza di giorni, se c’è il sole, la conformazione del ghiacciaio cambia. Ricordo il primo anno, quando abbiamo scalato la parete Mangiafuoco: siamo stati via due giorni e durante il rientro che è avvenuto di notte, ci siamo accorti che il lago, che era il nostro riferimento per orientarci e che all'andata era largo centinaia di metri sul margine del ghiacciaio, era sparito, era di nuovo tutto ghiacciato.
Nel 2020 siamo arrivati in barca all’inizio della lingua del ghiacciaio che scende verso l’oceano pacifico: lì c’era una massa enorme di ghiaccio che ora non c’è più.
Al suo posto un lago enorme, chilometri di acqua dove prima c’era ghiaccio.
Se dovessimo tornare in quel luogo, non lo riconosceremmo più, tali sono stati gli enormi cambiamenti verificatisi in così poco tempo.
Vuoi raccontarci qualcosa dei tuoi prossimi progetti?
All’orizzonte molti obiettivi, una nuova via in Val Masino alla quale sto lavorando da quattro anni e che richiede ancora molto tempo e lavoro. E poi tornerò in Patagonia…
Tutte le foto presenti nell'articolo sono di Luca Schiera e Paolo Marazzi.